Il mare ha sempre stimolato l’immaginario e la fantasia dell’uomo, il quale ha trasformato i fondali in luoghi leggendari, ma non solo. Ha anche svolto un ruolo importante in alcune delle storie misteriose che tutt’oggi non forniscono una spiegazione scientificamente provata.
Pensando ai misteri e alle leggende del mare, vi potrebbero essere venute in mente le teorie sull’enigma di Atlantide o i misteri ancora mai risolti sull’affondamento del Titanic. Ma essendo questi dei temi già ampiamenti dibattuti (seppur bellissimi e dei quali non ci si stancherà mai di parlare), in questo articolo abbiamo invece scelto di affrontare 3 vicende meno conosciute, ma molto curiose e ricche di mistero, in parte accadute nella realtà e in parte arricchite dalla fantasia.
Non è un mistero, invece, la qualità delle nostre Nieddittas perché vengono dalla nostra filiera di eccellenza in Sardegna. Una filiera controllata che rispetta il mare e il territorio e che vi garantisce un prodotto sempre sano e sicuro, controllato con attenzione in ogni fase della lavorazione, dal mare fino alla vostra tavola.
Il Mare del Diavolo
Il Mare del Diavolo si trova al largo delle coste sud-orientali giapponesi, ed è tristemente conosciuto come un’area di sparizioni misteriose di navi e aerei. In giapponese è noto come Ma No Umi e viene chiamato anche il triangolo del Drago. Il termine deriva dalle fiabe tradizionali giapponesi, che raccontano di dragoni che vivono sotto la superficie della Terra. Secondo lo studioso Ivan T. Sanderson, il Mare del Diavolo sarebbe uno dei 12 vortici del diavolo al mondo. Secondo il biologo scozzese si tratta infatti di uno dei 12 punti in cui si catalizzano delle forze magnetiche capaci di far accadere cose inspiegabili: da qui il nome “vortici nefandi”.
Questa zona è classificata come pericolosa dal governo nipponico ed è famosa non solo per le sparizioni, ma anche per gli eventi paranormali. Tra il 1950 e il 1955 sparirono almeno 6 navi con i rispettivi equipaggi. Una delle ipotesi fu che, a causa delle correnti calde e fredde, ci furono delle disfunzioni elettromagnetiche che compromisero gli strumenti di navigazione. Il governo giapponese decise di mandare in avanscoperta degli scienziati per poter indagare sulla misteriosa faccenda, ma… nessuno di loro fece ritorno. Solo in un secondo momento fu trovato il relitto della nave, ma non il suo equipaggio di 31 persone.
Attorno al Mare del Diavolo ruota poi una leggenda antica, secondo la quale in questo mare vi abita il Diavolo con altri mostri, in attesa dei navigatori da uccidere. Si dice, inoltre, che nel XIII secolo Kublai Khan (il quinto gran Khan dell’impero mongolo) cercò di invadere il Giappone, ma finì col perdere i vascelli e 40.000 uomini mentre attraversavano il triangolo del Drago.
Il meccanismo di Antikythera
Nell’estate del 1901, una tempesta costrinse un gruppo di pescatori di spugne greci ad approdare sulle rocciose spiagge di Antikythera, a poche miglia marine da Citera. Una volta finita la tempesta, i pescatori decisero di esplorare i fondali dell’isola, nella speranza di raccogliere qualche spugna pregiata. Ma a 43 metri di profondità scoprirono il relitto di una nave che risaliva alla metà del primo secolo a.C. Una volta tornati a Creta, i pescatori riferirono del ritrovamento e così gli archeologi greci iniziarono a esaminare il relitto e a portare in superficie interessanti reperti (anfore, statue in bronzo e in marmo ecc., che poi vennero puliti e classificati).
Tra gli oggetti ritrovati, uno in particolare sorprese gli esploratori: un meccanismo in bronzo e altre leghe di metallo, formato da ruote dentate incastrate tra di loro. Il meccanismo verrà poi denominato il meccanismo di Antikythera: inserito in una specie di cornice o scatole di legno, fu destinato a diventare uno dei più grandi misteri legati al mare.
Oggi questo misterioso oggetto può essere ammirato al Museo Archeologico di Atene, dove si trovano anche una serie di pannelli che illustrano le principali ipotesi sul suo funzionamento.
Solo nel 1951 il Professore Derek de Solla Price riuscì a datare con precisione l’oggetto, dimostrando che era stato effettivamente realizzato in Grecia in un’epoca precedente a quella del relitto, più precisamente tra il 200 e il 70 a.C. Egli ipotizzò che si trattasse di una specie di calcolatore astronomico in grado di determinare con precisione sia il calendario lunare che quello solare.
Più recentemente, nel 2016, un gruppo di tecnici ha scansionato il meccanismo con un apparecchio a raggi X, permettendo di leggere un’iscrizione nascosta fino a quel momento. Il risultato rivelò che il meccanismo di Antikythera era uno strumento capace anche di prevedere le eclissi del sole e della luna, e in grado anche di calcolare le date dei giochi olimpici. Ma, nonostante le strepitose scoperte, le sue funzioni non sono ancora state accertate del tutto e il meccanismo rimane un rompicapo non risolto.
La piramide di Yonaguni
Uno dei siti sommersi più misteriosi al mondo si trova tra il Giappone e Taiwan, precisamente al largo della costa meridionale dell’isola di Yonaguni. Nel 1987, un subacqueo giapponese di nome Kihachiro Aratake la scelse come ambientazione per girare un documentario sugli squali martello. Egli si immerse per primo e fu sorpreso da quello che vide: da sotto la superficie del mare si innalzavano grandi piramidi a gradoni regolari. Davanti alla struttura piramidale, c’erano anche due pilastri di oltre 8 metri che richiamavano un arco di trionfo. A più di 30 anni dalla sua scoperta, gli studiosi si chiedono ancora se si tratti di una conformazione naturale o dei resti di una civiltà sconosciuta e antica, quasi a ricordare una Atlantide giapponese.
Il Professor Masaaki Kimura, docente di geologia, sostiene che si tratti di un’antica civiltà risalente all’epoca glaciale: egli ha effettuato molte immersioni sul sito di Yonaguni e afferma di aver scoperto i resti di un acquedotto, di un paio di strade e anche intere pareti decorate con dei bassorilievi artistici. Secondo il Professore, non ci sarebbero dubbi sul fatto che la piramide sia opera dell’uomo.
Inutile dire che ci sono stati anche sostenitori di altre ipotesi, come quelli secondo i quali si tratterebbe di una civiltà di alieni. L’ipotesi dell’antica civiltà sommersa è stata comunque messa in dubbio dai geologi subacquei John Anthony West e Robert Schoch: secondo loro le piramidi non sono altro che il risultato di una geologia di base e di una classica stratigrafia di rocce arenarie, che tendono a staccare tra loro diverse placche di fondali marini, creando il particolare “spettacolo visivo” dato anche dalla presenza di una forte attività sismica.