Sia che proveniamo da zone costiere che dall’entroterra, siamo tutti familiari con il concetto di sabbia: il suo aspetto, la sua consistenza, le sue varietà di colore. Ma in quanti sanno veramente cosa sia la sabbia, da cosa sia composta e, conseguentemente, come si chiama la sabbia del mare?
Immergiamoci allora nel mondo della sabbia e scopriamo tutti i segreti di questa misteriosa sostanza che copre da millenni le coste, bagnandosi di mare e completando i paesaggi marittimi, donando loro poesia e naturale bellezza.
Cosa è e come si forma la sabbia?
La formazione della sabbia avviene nel corso di millenni. La sabbia è, banalmente, roccia frantumata (proventiente dall’erosione ad opera degli agenti atmosferici), unita a resti organici di gusci o scheletri di molluschi o altri resti di simile provenienza organica (ad esempio coralli, crinoidi o particolari tipi di alghe).
Non è dunque possibile stabilire una volta per tutte da cosa sia composta la sabbia, in quanto questo dipende dalla specifica storia di ogni singola spiaggia: quale tipo di roccia e quali componenti organiche abbiano collaborato alla sua formazione.
I sedimenti che compongono la sabbia vengono accumulati soprattutto grazie all’azione dei fiumi. Nel corso dei secoli e dei millenni, i detriti presenti nel letto dei fiumi vengono poi distribuiti dalle correnti e dalle onde lungo i litorali.
Le principali spiagge composte dai sedimenti trasportati dai fiumi sono quelle adriatiche, caratterizzate dal tipico granello di sabbia. Tuttavia, vi sono anche spiagge rocciose, dove la sabbia si forma dal costante urto delle onde sulla scogliera.
A seconda dei materiali da cui ha origine la formazione della sabbia, questa avrà colori differenti. Le spiagge di origine vulcanica, ad esempio, sono notoriamente di sabbia nera, mentre quelle calcaree hanno tonalità più chiare e delicate. Le sabbie fini e di colore biancastro sono invece generalmente composte da residui e frammenti di organismi con scheletri silicei e calcarei.
Oltre all’erosione delle rocce e l’accumulo di detriti e sedimenti organici, esiste un terzo procedimento che porta alla formazione della sabbia: l’accumulo di granelli provenienti da precipitazioni ipersaline.
Da cosa è composta la sabbia?
Generalmente la sabbia è composta da granito e silicio in forma di quarzo. Nello specifico, le sabbie chiare sono generalmente composte da calcare, quarzo, carbonato di calcio o resti organici; le sabbie scure, invece, sono generalmente composte da ematite, ossidiana, magnetite e granato. Inoltre, nel Mediterraneo è molto comune trovare spiagge la cui composizione presenti tracce di scheletri e gusci di organismi marini.
Esistono anche tipi di sabbie più rare, come le rarissime sabbie verdi o rosa. Le prime sono composte da basalto o glauconite; le seconde sono invece composte da ematite, feldspato e resti di corallo.
Noi di Nieddittas, che abbiamo la nostra filiera d’eccellenza nel Golfo di Oristano, sappiamo bene che la Sardegna offre l’imbarazzo della scelta per quanto riguarda le spiagge e ne vanta una bellissima rosa: quella di Budelli, creata dai resti della Miniacina miniacea.
Come si chiama la sabbia del mare?
Arriviamo finalmente alla domanda principale del nostro articolo: come si chiama la sabbia del mare? Oltre al nome più classico e diffuso di “sabbia”, questa può essere chiamata anche “rena” o “arena”.
Qualora la sabbia a cui si vuole fare riferimento abbia una composizione prevalentemente di un dato materiale, è chiaro che potrà allora essere denominata a partire dal materiale che la compone. Tuttavia, questo presenta delle difficoltà tecniche, in quanto è raro che una sabbia abbia origine da un’unica componente e, inoltre, è comune non avere certezza su quale essa sia.
Ladri di sabbia
Non possiamo concludere un articolo incentrato sulla sabbia senza menzionare il reato di prelevarla dai lidi.
La bellezza delle sabbie più rare e particolari può facilmente stimolare il desiderio di prenderne una porzione e portarsela a casa, magari per collezionarne i diversi tipi. Niente di più sbagliato!
Prelevare (o meglio: rubare) la sabbia costituisce un vero e proprio furto di tipo aggravato.
Per citare l’articolo numero 1162 del Codice della Navigazione: “chiunque estrae arena, alghe, ghiaia o altri materiali nell’ambito del demanio marittimo o del mare territoriale ovvero delle zone portuali della navigazione interna, senza la concessione prescritta nell’articolo 51, è punito con la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 1549,00 a euro 9296,00”.
Insomma, che la chiamiamo sabbia, arena o rena l’importante è lasciarla dov’è: dopotutto cosa ne sarebbe dei paradisi marittimi se tutti portassero via uno dei suoi principali protagonisti?